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A qualcuno piace verde

A qualcuno piace verde è il podcast dell’Alleanza Clima Lavoro, in collaborazione con Radio Popolare, che racconta le sfide della transizione ecologica e della mobilità sostenibile nel nostro Paese.

A CURA DI:
Braccia rubate all’agricoltura
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Braccia rubate all’agricoltura
La Politica Agricola Comune (PAC) è lo strumento chiave di regolazione del settore agroalimentare europeo. È attorno ad essa che si condensa il conflitto in merito ai suoi processi decisionali, ai criteri di erogazione dei sussidi e alle condizionalità di natura socio-ambientale. Misure green che nell’ultimo anno sono state oggetto di deroghe e forti ridimensionamenti, strumentali alle lobby dell’agroindustria e ai partiti della destra conservatrice e in linea con il più ampio cambio di direzione verso il riarmo dell’Unione europea. Il decimo episodio del podcast “A qualcuno piace verde”, a cura di Massimo Alberti, approfondisce questi temi e queste dinamiche, mettendo al centro l’importanza di una giusta transizione del sistema agro-alimentare capace di coniugare sostenibilità ambientale e sociale. Buon ascolto!
A(r)mata transizione
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A(r)mata transizione
La transizione s’ha da fare, ma verso il militare. Di fronte al piano di riarmo europeo da 800 miliardi voluto dalla Presidente della Commissione Ue Von der Leyen, la transizione ecologica per la decarbonizzazione dell’economia slitta in secondo piano. Questo vale soprattutto per l’automotive: la conclamata crisi del settore – frutto della miopia dei produttori auto e delle scelte non incisive né coerenti della politica – è diventata ora l’occasione non per accelerare sull’elettrificazione dei trasporti, ma per promuovere la riconversione produttiva verso l’industria della difesa e delle armi. Il nono episodio del podcast “A qualcuno piace verde”, il Podcast di alleanza Clima Lavoro a cura di Massimo Alberti, racconta – a partire dal convegno “Mobilità sostenibile al lavoro” che si è tenuto a Torino il 13-14 marzo 2025 – il passaggio in Europa e in Italia dal Green Deal al War Deal. Con l’automotive, appunto, come snodo centrale.
Politica industriale, (s)gradito ritorno?
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Politica industriale, (s)gradito ritorno?
Sembrerebbe un atteso, gradito ritorno. Ma non è così. Parliamo della politica industriale, che ritorna ad affacciarsi nel Libro Verde, documento pubblicato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy per disegnare le traiettorie di rilancio industriale del Paese in una fase estremamente complessa e turbolenta, a livello globale, europeo e nazionale. La buona notizia è che il MIMIT intende aprire un nuovo capitolo dopo la lunga e fallimentare stagione del laissez faire e della mano libera al mercato, condita da ricchi incentivi e sgravi fiscali a pioggia, senza condizionalità, per le imprese. La pessima notizia è che si punta su ricette di politica industriali del tutto miopi e sbagliate, dal nucleare alle armi, passando dai biocarburanti e dal lavoro precario. L’ottavo episodio del podcast “A qualcuno piace verde” dell’Alleanza Clima Lavoro, curato da Massimo Alberti, analizza il Libro Verde e offre una prospettiva alternativa: quella di una politica industriale con al centro un rinnovato protagonismo dell’attore pubblico e con la giusta transizione ambientale e sociale come stella polare per lo sviluppo sostenibile del Paese.
Automotive, la tempesta perfetta
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Automotive, la tempesta perfetta
Crisi di mercato, scioperi e mobilitazioni sindacali contro chiusure di stabilimenti, cassa integrazione e licenziamenti, mancanza di visione e investimenti da parte delle imprese a fronte di lauti dividendi agli azionisti, giravolte e speculazioni politiche a livello nazionale e comunitario. In Italia e in Europa una tempesta perfetta si sta abbattendo sull’automotive, uno dei settori più impattanti e rilevanti in termini ambientali, industriali e occupazionali. Il settimo episodio del podcast “A qualcuno piace verde” dell’Alleanza Clima Lavoro, curato da Massimo Alberti, ripercorre i numerosi “eventi avversi” che si sono susseguiti da inizio settembre fino a oggi, indagando le ragioni della crisi di un settore chiamato a compiere una transizione epocale verso la fine dell’era del motore endotermico e l’abbattimento delle emissioni inquinanti. Un percorso che oggi più che mai appare a rischio. A farne le spese, innanzitutto, le lavoratrici e i lavoratori. Ma davvero le responsabilità della crisi dell’auto sono da addossare al Green Deal e all’avvento del motore elettrico? forse la storia è molto diversa...
Giù dalla corriera. Storia di un’occasione persa
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Giù dalla corriera. Storia di un’occasione persa
Il sesto episodio del podcast “A qualcuno piace verde” dell’Alleanza Clima Lavoro, curato da Massimo Alberti, è intitolato “Giù dalla corriera. L’occasione persa di Industria Italiana Autobus”. Quella di IIA, l’unica fabbrica pubblica di bus nel nostro paese, è appunto una storia maturata con l’ennesima privatizzazione di un asset strategico per la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico locale, tanto più nell’epoca della transizione ecologica e dei molti fondi del PNRR per il rinnovo delle flotte pubbliche. Si tratta di una vicenda emblematica e di un esempio concreto di come dal “Green Deal” si sia passati al “War Deal”. Sindacalisti, lavoratori, ricercatori e ambientalisti hanno provato a unirsi per mantenere a guida statale un’impresa dalle enormi potenzialità per la creazione di nuovi posti di lavoro e produzioni “verdi”. Al contrario il governo, rivelando un sostanziale disinteresse e la mancanza di una visione di politica industriale, ha deciso di (s)vendere al privato – peraltro a chi non sembra avere tutte le carte in regole per assicurare un futuro alla fabbrica –, mentre il principale azionista di Industria Italiana Autobus, Leonardo, ha scelto di disinvestire dal civile per puntare sull’industria bellica. Buon ascolto! Gli ospiti della puntata: - Anna Donati, Coordinatrice del gruppo di lavoro “Mobilità sostenibile” di Kyoto Club. - Cecilia Begal, ricercatrice di Sbilanciamoci! - Samuele Lodi, Segretario nazionale della FIOM-CGIL con delega all’automotive - Lorenzo Cresti, economista, assegnista di ricerca al Centro Ricerche Enrico Fermi di Roma.
Un tram chiamato Desiderio
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Un tram chiamato Desiderio
Il quinto episodio del podcast “A qualcuno piace verde” dell’Alleanza Clima Lavoro, curato da Massimo Alberti, è intitolato “Un tram chiamato desiderio. La nuova povertà legata alla mobilità”. L’aumento generale della povertà nel nostro Paese rende difficile anche spostarsi, e sempre più persone sono costrette a rinunciare a occasioni di lavoro, studio, viaggio, visite mediche per mancanza di servizi di trasporto o per i costi elevati degli spostamenti. L’altra faccia della medaglia è la povertà di chi lavora nel settore dei trasporti: le aziende del trasporto pubblico faticano addirittura a trovare autisti, tra salari bassi e tagli agli enti locali. Nella puntata, le analisi degli esperti e le voci di chi vive in prima persona un problema molto pesante, eppure ancora largamente ignorato dalle istituzioni.
30 domande sull’auto elettrica
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30 domande sull’auto elettrica
Il quarto episodio del podcast “A qualcuno piace verde” dell’Alleanza Clima Lavoro, curato da Massimo Alberti, è intitolato “30 domande sull’auto elettrica”. A partire dall’omonimo, recente dossier dell’Alleanza Clima Lavoro, come in un moderno quiz “Rischiatutto” abbiamo rivolto ai passanti – tra il serio e il faceto – alcune delle domande contenute nel dossier, con l’obiettivo di testare il livello di conoscenza diffusa sulla nuova mobilità e grazie al supporto di Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, nei panni di inflessibile giudice. Con questo episodio scopriremo quindi se e come avranno risposto gli intervistati: ad esempio i giovani, ovvero i principali protagonisti della nuova mobilità a emissioni zero, sono più o meno preparati sull’argomento rispetto ai più anziani?
Stellantis cadente
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Stellantis cadente
Nei bar attorno allo stabilimento di Mirafiori, è ancora “La Fiat”. Anche se di operai e di impiegati se ne vedono sempre meno. Fiat-FCA-Stellantis ha fatto la storia dell’industria italiana. Purtroppo, parliamo del passato. Una storia controversa tra lauti finanziamenti pubblici e, oggi, un marcato e costante disimpegno fatto di licenziamenti, cassa integrazione, incentivi agli occupati per lasciare il proprio posto di lavoro, e sempre meno modelli prodotti in Italia. La terza puntata del podcast “A qualcuno piace verde” di Alleanza Clima Lavoro, a cura di Massimo Alberti, ripercorre, proprio partendo dai bar torinesi, gli ultimi anni dell’industria automobilistica che è stata un simbolo dell’Italia nel mondo. Grazie ai contributi di Giorgio Airaudo, Segretario generale della CGIL Piemonte, e di Andrea Boraschi, Direttore dell’ufficio italiano di Transport&Enviroment, la puntata compie un viaggio alla scoperta delle molteplici cause della crisi occupazionale e industriale di Stellantis in Italia e, in particolare, nel capoluogo piemontese: oltre 60mila addetti nel 1971 e circa 11mila oggi, in una città e in una regione legate a doppio filo – tanto per la produzione quanto per l’indotto – alle sorti del gruppo Stellantis e sempre più preoccupate dalla possibilità di perdere il principale motore industriale del territorio. Ma la storia di Stellantis evidenzia al contempo tutti i limiti della politica industriale italiana, con l’inadeguatezza nell’affrontare le sfide e nel cogliere le opportunità della transizione ecologica, in un contesto segnato da una progressiva deindustrializzazione e dalla presenza di un governo che guarda con diffidenza, se non con aperta ostilità, alla nuova mobilità sostenibile ed elettrica. Da qui la nostra incapacità di attrarre nuovi investimenti e nuovi produttori, di decarbonizzare il trasporto privato, di salvaguardare il lavoro e creare nuova e buona occupazione, condannati a inseguire le briciole che sembra volerci lasciare Stellantis.
Una mobilità urbana sostenibile che non lasci indietro nessuno
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Una mobilità urbana sostenibile che non lasci indietro nessuno
Anna Donati, Coordinatrice del gruppo di lavoro “Mobilità sostenibile” di Kyoto Club, e Stefano Malorgio, Segretario generale della FILT-CGIL, ci guidano alla scoperta di come stanno cambiando la mobilità e il modo di muoversi nelle nostre città, offrendo – tra luci e (troppe) ombre – uno spaccato sulla situazione del traporto pubblico locale, sull’utilizzo del mezzo privato e lo sviluppo delle nuove forme di sharing mobility e mobilità dolce.Tra i temi affrontati in questo episodio, ve ne è uno di particolare rilevanza: sono sempre più numerose le persone che nel nostro paese si vedono costrette a rinunciare a occasioni di lavoro, studio, visite mediche, viaggio a causa della mancanza o della fruibilità di servizi di trasporto o per evitare i costi troppo elevati degli spostamenti. Si tratta del fenomeno, che appare appunto in espansione, della cosiddetta “mobility poverty”. La domanda chiave a cui Donati e Malorgio rivolgono il proprio sguardo è pertanto: la transizione ecologica nel campo della mobilità urbana e del trasporto pubblico locale può essere una leva per ridurre le diseguaglianze e per favorire la giustizia sociale? Anche questo secondo episodio si chiude con un breve e puntuale intervento di Monica Frassoni che ricostruisce il quadro di iniziativa e di policy making europeo sul fronte della mobilità sostenibile.
I ritardi dell’Italia nella transizione industriale e i rischi per il lavoro
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I ritardi dell’Italia nella transizione industriale e i rischi per il lavoro
L'episodio indaga, con gli interventi di Maurizio Oreggia, Responsabile automotive della FIOM-CGIL, e Francesco Naso, Segretario generale di Motus-E, le conseguenze economiche, sociali e occupazionali del ritardo accumulato sul fronte dell’adozione di un chiaro indirizzo e di vere politiche industriali per favorire e accompagnare la transizione nel campo della mobilità, con una particolare attenzione alla situazione del nostro settore automotive rispetto all’imminente phase out dei motori endotermici dal 2035 e alla conseguente necessità di procedere senza ulteriori indugi all’elettrificazione del traporto pubblico e privato. Si tratta di un ritardo pagato innanzitutto dalla nostra industria automobilistica, che da anni sta subendo una contrazione, e da chi ci lavora. Tutto questo mentre l’ex Fiat, ora Stellantis, continua a condizionare le scelte politiche e i finanziamenti pubblici, rivelandosi di fatto un freno per la transizione del settore verso le nuove produzioni sostenibili. Le parole di Oreggia e Naso ci aiutano a districare questi complessi nodi di politica industriale, indicando le possibili strade da intraprendere per invertire la rotta del declino produttivo e occupazionale dell’automotive italiano, salvaguardando il lavoro e l’ambiente. L’episodio si chiude con una “pillola” di Monica Frassoni, Presidente della European Alliance to Save Energy, che nell’accendere un indispensabile faro sulla dimensione europea, riassume l’approccio, le scelte e le più recenti misure e legislazione adottate dall’Unione Europea su questi temi.
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